domenica 21 giugno 2009

Paure

Mi è successo altre volte in passato, ma succede ora sempre più spesso.
Tre volte nell'ultimo mese.
Succede che vengo svegliato nel cuore della notte da mia moglie perchè, nel sonno "urlo come un pazzo".
L' ultima volta, mi ha raccontato, ha faticato a svegliarmi, chè io continuavo a urlare nel sonno nonostante mi chiamasse e scuotesse.
Cosa mai può succedere in questi viaggi onirici, quali visioni terrificanti possono mai apparire... da farmi gridare come uno scuoiato vivo?
Io di quei sogni ricordo solo delle presenze indefinite, incorporee, sfuggenti nella casa materna, e più che urlare pareva a me nel sonno, di lamentarmi.
E ricordo un'angoscia infantile, disarmante.
La paura, nei miei sogni, è vivida, interiore, personale.
Pervade tutte le cellule del corpo. Nel sonno!
Neanche il terremoto è riuscito a impietrirmi come certe atmosfere nei miei sogni.
La paura è un argomento che mi ha sempre "preso", molto.
E l'ho sempre odiata, la paura, dal profondo del cuore, insieme a tutto ciò e a chiunque la provoca.

Da bambino avevo paura dei "fantasmi", che non erano però i morti. A pensarci bene erano le stesse presenze incorporee dei miei sogni adulti.
Nella casa della mia infanzia, avevamo il gabinetto separato dalle altre stanze.
Per raggiungerlo bisognava attraversare una decina di metri del nostro giardino.
Per me era un incubo andarci di notte, al buio.
Un'incubo mai confessato al alcuno in famiglia.
Attraversavo quei metri di corsa, gridando tra me e me: "i fantasmi non esistono!",
una frase che avevo letto su Topolino e che io usavo come formula magica scaccia-paura.

Da ragazzo, nelle oziose serate estive quando si parlava tra compagni delle nostre aspettative di vita, io, che non ho mai avuto obiettivi pratici ben precisi e non sono mai riuscito a fare un programma sul futuro che andasse oltre il giorno dopo, rispondevo che mi sarebbe piaciuto sconfiggere la paura.
Volevo una vita senza paure.
Avevo il mito dei cavalieri intrepidi, degli eroi buoni e forti.

Ora da adulto, le mie paure più profonde sono legate al futuro di mia figlia.
Ho i brividi di terrore quando penso che potrebbe un giorno rimanere sola, senza noi genitori.
La nostra purtroppo non è una famiglia numerosa.
Mia figlia non ha nonni, non fratelli o sorelle e questo è un errore di cui ancora mi pento.
Forse l'unica cosa che mi riesce bene e con estrema facilità è contribuire a concepire una vita.
Ho dei buoni spermatozoi.
Mia figlia è nata dal primo e unico rapporto senza protezioni nè calcoli avuto con mia moglie.
Ed è nata di una bellezza tale che a Firenze, dove vivevo e dove è venuta alla luce, ci fermavano per strada ogni due secondi per poterla osservare.
Credo ci siano foto di mia figlia piccola sparse per tutto il mondo, tanti erano i turisti che mi chiedevano uno scatto.
Avrei dovuto insistere su quel tasto, e non l'ho fatto, privando mia figlia del piacere di avere un fratello o una sorella, un'ancora di salvezza nei momenti di solitudine esistenziale.
Oggi, qui e ora, darei la vita in cambio della certezza di una vita, per lei, serena accanto ad un uomo che ama e che la ama dal profondo dei loro cuori.

E poi ci sono gli incubi, quelli dell'inizio di questa scorribanda di pensieri, che mi fanno urlare nel sonno "come un matto".
Mi incuriosiscono e mi piacerebbe poter una volta tanto portarli a termine senza interruzione e ricordarmene una volta sveglio, per vedere di capirci qualcosa.
Di capire cioè cos'è in questi enigmatici sogni che riduce un uomo ultraquarantenne alla stregua di un bambino;
che cancella le sue difese, l'esperienza maturata, il suo bagaglio di conoscenze e le corazze costruitesi nel tempo e lo fa sentire solo, abbandonato, perso.