domenica 31 maggio 2009

Normale amministrazione: è la sindrome di Stoccolma


Succede questo.
Giovedì sera mia figlia mi chiede di accompagnarla con la macchina in piazza dove amiche e amici l'aspettano.
Questo è un paese piccolo, tranquillo, un paradiso dal punto di vista della sicurezza, dove si conoscono tutti e tutti sono imparentati e i ragazzi, sin da piccoli, sono lasciati molto liberi nei loro movimenti.
E' anche per questo motivo, soprattutto direi, che quando la piccola è nata, io e mia moglie ci siamo trasferiti qui, lasciando definitivamente la città.
Allora: montiamo in macchina e partiamo. A un centinaio di metri mi trovo i carabinieri davanti che procedono nella stessa direzione. Svoltano a destra su uno spiazzo per fare marcia indietro.
Mi incrociano e cambiano programma: mi vengono dietro. Pochi metri e mi lampeggiano.
Vai!. Faccio un rapido esame: la cintura ce l'ho, la metto sempre perchè c'è un led che suona e lampeggia se non è inserita e io proprio non lo sopporto. I fari sono accesi, le frecce funzionano, piano andavo piano. Forse le luci dello stop? Accosto vicino al marciapiede e spengo il motore. Loro invece si fermano in mezzo di strada ed è una strada molto trafficata. Un carabiniere si avvicina: "Libretto, patente e i documenti del passeggero, per favore"
Al buio forse non l'ha vista bene: "E' mia figlia, ha dodici anni e non ha ancora i documenti"
Si abbassa per guardarla meglio. Tra me e me lo scuso: mi fa rabbia quando polizia e carabinieri fanno i controlli in presenza di bambini, specialmente quando non c'è una reale esigenza. Come in questo caso.
Gli passo la cartellina dei documenti. 
La apre e prende quello che gli serve. E' un uomo della mia età, fisico asciutto, capelli tagliati quasi a zero, abbronzato, un'aria molto pulita e lo sguardo intelligente. Infatti fuma e tiene la sigaretta con delicatezza ad altezza vita. 
Sembra una persona molto fine, calma e riflessiva. Non l'ho mai visto e neanche l'altro che è rimasto in macchina. Non devono prestare servizio qui in paese. Li conosco di vista più o meno tutti quelli della caserma e loro non mi avrebbero fermato insieme a mia figlia a due passi da casa.
Glielo chiedo ."Ma non siete di X, vero?"
"No!", mi fa "prestiamo servizio in un altro paese"
E' gentile, un altro mi avrebbe risposto: Non sono affari che la riguardano.
Guarda il tagliando dell'assicurazione "ha la assicurazione scaduta"
"Non è possibile: scade in agosto"
Scendo dalla macchina pensando di non aver sostituito il vecchio tagliando. Sono molto disordinato in queste cose. Illumino con l'accendino il tagliando. Scade in agosto.
"Va bene, va bene. Mi apra il bagagliaio"
Apro il bagagliaio e gli dà un'occhiata superficiale, da lontano. "Può chiudere" e va a portare i documenti al compagno.
-Cosa pensava ci fosse, un cadavere?- penso. Si è formata una fila di veicoli, c'è un camion dietro di loro che non riesce a passare. Sale in macchina e accostano in un vicoletto davanti.
Aspettiamo. Mi dispiace per mia figlia. Perchè costringere un minore a vivere certi momenti, fossi anche un delinquente!? 
"Sono nuovi, non mi conoscono, hanno visto una macchina con la targa  di un'altra provincia e ci hanno fermato. E' il loro lavoro, controllare. E' giusto così. Tanto perdiamo solo un pò di tempo
Intanto il tempo passa. Cinque, dieci minuti. Niente. Forse non riescono a mettersi in contatto-radio con la centrale. Sono tranquillo, non ho precedenti penali, nè processi e denuncie in corso, di nessun tipo.
Finalmente ritorna il carabiniere di prima.
"Mi dispiace -mi fa- ma dobbiamo ritirarle la patente. Non c'è riportato il cambio di residenza. Da quant'è che ha la residenza qui?"
"Dal 2008"
"Più di un anno, infatti. Sul libretto c'è la nuova residenza, sulla patente no"
"E' perchè la macchina l'ho comprata quando avevo già cambiato residenza. Alla patente non c'ho pensato, mi è sfuggito. Ma non potete ritirarla per così poco. E' stata solo una dimenticanza, posso provvedere subito". Infatti mi sembra un'enormità. Non posso credere che ritirino la patente per così poco. Una multa magari, qualche punto in meno, ma non il ritiro.
"Mi dispiace. E' il codice che lo dice"
Io non ho il codice con me e non lo conosco. Ma non posso crederci. Protesto.
"Facciamo così" dice. Io sono in macchina, lui è fuori piegato sulle ginocchia dal lato di mia figlia. 
"La ragazza può andare via da sola? così noi andiamo in caserma e sistemiamo tutto" 
Io e mia figlia ci guardiamo, lei annuisce con il capo. In fondo la piazza non è così lontana. Scende. "Ciao pà" "Ciao X., non fare tardi, chiamami se devo venire a prendermi".
"Io vado con lui" dice il carabiniere al suo collega. Mi si siede affianco.
"Dove vado?" chiedo convinto di andare nella loro caserma. Invece mi indica la caserma del paese. Ho un attimo di esitazione: sono stato fermato vicino a casa insieme a una figlia piccola per nessun motivo apparente, non li ho mai visti, non fanno parte di questa caserma ma stanno facendo servizio qui, mi vogliono ritirare la patente con una motivazione che a me sembra ridicola, hanno mandato via mia figlia e ora sale pure sulla mia macchina. Sento che c'è qualcosa di strano in tutto ciò. Qualcosa non quadra. Mi volto verso di lui, lo guardo negli occhi e chiedo: "ma siete davvero dei carabinieri?" Per un momento ho davvero pensato che non lo fossero. Delinquenti, rapinatori, ladri, persino servizi segreti, tutte le ho persate tanto mi pareva assurda la situazione. A mia giustificazione c'è da dire che negli ultim anni mi sono totalmente isolato, allontanato dal mondo e dalla società  e una situazione come quella mi pareva davvero surreale.
Il carabiniere mi sorride, in quel modo sereno e gentile che mi diventerà familiare nel corso della serata.
"Certo che siamo carabinieri, te lo confermeranno presto in caserma", forse mi dice anche il nome e il grado ma non ne sono sicuro.
Torniamo indietro. Passo vicino casa. E' illuminata, c'è mia moglie dentro. "Io abito lì" indico ,"ci siamo sistemati al piano terreno per via del terremoto. Mia figlia ha ancora paura a risalire in casa"
Provo a creare un pò di familiarità, odio le atmosfere gelide, i rapporti distaccati, formali. Arriviamo subito in caserma, il cancello è aperto, hanno già avvisato.
Scendiamo. "Allora... la dobbiamo perquisire. Vuole chiamare un avvocato?" Azz! Doccia gelata. Mi si schiariscono le idee, all'improvviso. La storiella della patente era una scusa per allontanare mia figlia. Che sensibilità. Grazie! Molto gentili. Ma perchè la perquisizione, anzi l'ispezione, come verrà chiamata in seguito? Non riesco a capire. Perchè proprio a me che non ho amicizie e frequentazioni di nessun tipo, che non faccio nulla di illecito, anzi nulla in generale, che non fumo una canna da anni? la paranoia dei servizi segreti mi ritorna, per un attimo penso che potrebbero loro mettere qualcosa in macchina per incastrarmi. Ma non ha senso: non sono nessuno! 
Paranoie di un solitario.
"Allora vuole un avvocato?"
Allargo le braccia: "No, non mi serve, non ho nulla da nascordere o da cui proteggermi"
"Bene! Porta con sè droghe o armi?"
Sorrido: "Scherza?"
"Fa uso di sostanze stupefacenti?" E' sempre lui, il carabiniere che mi sta simpatico a parlare.
"No di certo! Sono pulito, pulitissimo. Un tempo si - gli dico sincero- ma parlo di tanti anni fa, in gioventù le ho provate di tutte. Ma non ora, no non mi interessano" Poi aggiugo:"D'altronde chi non si è fatto una canna a vent'anni?"
Mi pento subito di quest'ultima battuta. Mi riempirei di schiaffi per averla pronunciata. Denuncia una mia debolezza. Non ho bisogno di giustificazioni o di mettere in mezzo gli altri. Per fortuna sembrano non averci fatto caso. Entriamo dentro. Mi tastano lungo tutto il corpo, controllano il colletto della camicia, le maniche arrotolate, le pieghe dei pantaloni, mi fanno vuotare le tasche e levare i sandali. Gli altri spariscono nelle stanze della caserma, rimango col solito carabiniere in un piccolo corridoio. "Si spogli" Mi levo la camicia. "Si abbassi i pantaloni e le mutande". Sbottono i pantaloni e arrotolo tutto sui piedi. Mi sembra di essere tornato ai tempi della visita militare. Sono solo, mezzo nudo davanti al mio carabiniere preferito.
Mi guarda il pisello, lo fissa. Forse si aspetta di veder cadere del fumo oppure pensa che nel prepuzio nascondo qualche dose di eroina. Mi emoziono, quasi quasi mi eccito. Lui non lo sa, ma è la prima volta da tre a anni a questa parte che mi spoglio completamente davanti a qualcuno. Non frequento piscine, palestre, saune. Nè prostitute. Non ho amanti. Inconsciamente, gli sono enormemente grato. Non sa il favore che mi sta facendo. In questi giorni ho un bisogno vitale di mettermi a nudo in tutti i sensi, di concedermi interamente, e questo è il tentativo più riuscito in questo senso. Lui, il carabiniere che mi sta di fronte, è anche simpatico, una persona gradevole, intelligente, con cui ci Corsivosi può relazionare. Gli sto davanti tutto ignudo e non fa nessuna smorfia di ribrezzo: potrei anche innamorarmene. Mi guarda quasi con interesse, attentamente, per lavoro, s'intende, ed io non provo alcuna vergogna. Molto strano da parte mia. 
"Fai una flessione", mi dice. Oscilla tra il tu e il lei. Capita anche a me. 
Sono un pò tonno e accenno a stendermi carponi sul pavimento. Ho deciso di accettare tutto senza protestare, mi sento tranquillo, mi lascio andare. In altri tempi avrei protestato.
"No, non così" dice in tono gentile: "Così!" e si accovaccia piegando le ginocchia per farmi vedere. L'avevo detto che era simpatico! Mi fletto anch'io. Dal mio buco non esce nulla. Nessuno ha indossato guanti, perciò capisco che non hanno voglia di approfondire l'ispezione. Almeno questo imbarazzo me l' hanno risparmiato. 
"Ti puoi rivestire". Grazie, molto gentile.
"Venga con noi" Torniamo in cortile dov'è la macchina. Sono in tre ora, ognuno ha il suo faretto e cominciano a ispezionare l'auto.
La rovesciano come un calzino. Io mi siedo sui gradini dell'ingresso e li guardo lavorare, in silenzio. Ho solo una gran voglia di fumare, ma non mi sono portato dietro le sigarette: doveva essere un'uscita breve.
Continuo a chiedermi perchè avviene tutto questo. Il carabiniere simpatico mi dice qualcosa all'improvviso, ma non afferro, ero soprappensiero. Mi avvicinio: "prego?
"Dicevo: ch'è, siamo al cinema? ch'è, stai vedendo un film?" forse allude al fatto che li osservo seduto sul gradino. Alzo le spalle.
"Era solo una battuta" mi fa, sorridendo "era per sdrammatizzare la situazione" Apprezzo. L'avevo detto che era simpatico.
"No, - faccio io-  "è che mi sembra davvero una situazione strana. Non riesco a capire tutto questo accanimento"
"Mi sembri uno che c'ha la coda di paglia" dice, mentre col faretto illumina la ruota posteriore destra e ispeziona il copricerchione. La curva della simpatia precipita, per un momento.
"La coda di paglia ce l'ha chi ha qualcosa da nascondere. Io sono tranquillo" rispondo e torno di nuovo a sedere.
Davvero non so che pensare. Un'ispezione così approfondita non me l'avevano mai fatta, nemmeno quando in gioventù mi è stato trovato addosso qualche grammo di fumo o una dose di eroina.
Addirittura mi hanno sempre restituito tutto. Dopo una lunga paternale, naturalmente.
Ora invece manca poco e mi smontano la macchina pezzo per pezzo. Sembra che vogliano trovarla per forza questa droga, sembrano convinti anzi sicuri che ci sia.
Ma chi gliel'ha data questa sicurezza? Cosa è successo che io non so? Non so che pensare e le penso tutte.
Droga o armi, hanno detto all'inizio. 
Forse hanno avuto una segnalazione su una macchina come la mia, o su un individuo che mi assomiglia. Forse è per via della targa. Forse mi vogliono veramente incastrare per qualche motivo che mi sfugge. Forse qualcuno mi ha fatto uno scherzo, un pessimo scherzo. Questa mi pare l'ipotesi più verosimile. 
In nove anni di vita in terra d'Abruzzo, ho visto cose che voi umani non potete neanche immaginare. Ho visto familiari litigare a morte per una sciocchezza che farebbe sorridere chiunque; ho visto amici denunciarsi a vicenda per una battutina innocua; ho visto gente inventarsi le bugie più assurde e cattive per ferire un paesano qualsiasi che aveva l'unica colpa di vivere una situazione personale, economica, professionale favorevole, positiva. Ho visto testimoni denunciare il falso davanti alla magistratura pur di fare del male a qualcuno che gli era inviso.
L'abruzzese è astioso, permaloso, arcaico, primitivo; ignora nel modo più assoluto l'ironia, la leggiadria, lo scherzo innocente; è pesante, duro come la pietra. Se riceve un'offesa o anche solo una critica, sia pure innocente o involontaria, passerà del tempo, anche anni ma prima o poi si vendicherà a modo suo, che vuol dire in modo volgare, rozzo, tale che io, che ho girato un pò l'Italia, non ho mai visto da nessuna altra parte. L'abruzzese ha molto sviluppato il "sentimento" dell'invidia e non sopporta vedere la gente vivere felice, perlomeno più felice di sè. E' una cosa che proprio non lo fa stare in pace. E' molto venale, fa i conti in tasca anche alle formiche e sta male se un vicino, un compare, un amico guadagna più di lui. Tra l'avere e l'essere sceglie l'avere di più o pari agli altri. Ed è anche molto vigliacco: fugge da chi ha bisogno di aiuto, a chi è in difficoltà piuttosto che dargli una mano gli dà la mazzata finale. Un abruzzese farà il diavolo in quattro per difendere una piantina insignificante del suo orticello, ma non alzerà un mignolo per la causa altrui fosse pure la più giusta e legittima del mondo. La religione da queste parti è molto visibile, presente, ma è pura esteriorità. Ci sono chiese in ogni angolo, santi e madonne dappertutto, feste e processioni quasi quotidiane ma in sostanza l'abruzzese non conosce la pietas umana.
Così ho cominciato a pensare: qui c'è qualcuno che mi vuole male e si è inventato qualcosa di losco sul mio conto, vuole farmi passare per tossico e spacciatore per rifarsi di qualche sgarro che gli avrei fatto.
Ma è un ragionamento che non regge. Non mi trovo in una situazione economica, amorosa, professionale tale da suscitare l'invidia di chicchessia. Al contrario. Da questo punto di vista tra gli abruzzesi sono in una botte di ferro. Non ho contatti, frequentazioni o amici, dunque non posso aver offeso nessuno, neanche involontariamente. Vivo una vita al limite della clausura; se non fosse per la spesa, le sigarette e mia figlia, starei giornate intere senza mettere il naso fuori dalla porta. Mi sto prendendo un esaurimento di quelli potenti perchè non vedo nessuno, e nessuno mi viene a trovare. Dunque?
Sono più di tre lustri che non faccio uso di droghe, di nessun tipo, non bevo neanche il vino a tavola, solo tanto caffè e sigarette ma quella è roba legale. E non è neanche una rinuncia forzata la mia, è che proprio non mi piacciono più le droghe, neanche le canne mi faccio più che erano il mio pane quotidiano. Se mi regalano del fumo, e a volte succede, lo accetto solo per non fare la figura del bigotto ma poi lo metto via, me ne dimentico e rimane ad ammuffire in qualche scatoletta. Dunque? 
Mi viene in mente il vicino di casa tossico di cui ho parlato qualche post fa. Attualmente è l'unico mio legame con il mondo delle droghe. Mi viene spesso a trovare e potrebbero averlo visto entrare in casa mia. Ma che male c'è? Penso ai nostri ultimi incontri. Sono stato un pò duro con lui, gli ho negato i soldi, gli ho detto che non può continuare così, a sbattersi tutti i giorni per una pera, a buttarsi addosso agli altri senza dare mai del suo, l'ho rimproverato perchè rifiuta per pigrizia l'opportunità di lavoro che il padre gli ha creato, gli ho detto che ormai qualche sfizio se l'è tolto e a trentanni è ora di smetterla perchè poi dopo diventa troppo tardi. Lui mi ha risposto che per ora vuole continuare a fare il tossico perchè gli piace, liberissimo di farlo, gli ho detto, ma almeno vai a lavorare e così c'hai garantita la tua dose giornaliera senza stare a rompere le scatole alla gente che ha famiglia e di questi tempi è già difficile andare avanti e così via e poi ho chiuso dicendogli di non farsi vedere da me finchè è in quelle condizioni.
Così penso che forse c'è rimasto molto male e si è vendicato raccontando chissà cosa ai carabinieri che peraltro lo conoscono benissimo. Non è una tesi peregrina: è verosimile, è l'unica a cui mi posso aggrappare per spiegare quello che mi sta succedendo. 
"Mi fai vedere l'accendino che hai in tasca?!" mi dice un carabiniere, svegliandomi. E' il più giovane di tutti, avrà massimo trentanni, alto, bruno, è in borghese e ha assunto un'espressione volutamente severa. Mi guarda torvo. Ha dato per scontato che sono il più grosso spacciatore della zona e non vede l'ora di scoprire la merce, forse sogna promozioni e congratulazioni dai superiori. Tra tutti è il meno intelligente, non ha ancora trovato il giusto ruolo all'interno del gruppo, è alla ricerca di una sua personalità carabinieristica in cui sistemarsi definitivamente, è ancora confuso e ha deciso che l'unico atteggiamento che gli si confà in questo periodo di passaggio è quello del duro. Lui è quello che ha il coltello dalla parte del manico, gli altri sono delinquenti comunque,Corsivo a prescindere. Come tutti i giovani si prende troppo sul serio e prende tutto troppo sul serio, creando un clima di tensione. Io poi per lui sono un alieno, sono fatto di un'altra chimica, gli sto sicuramente antipatico, non gli piaccio. Non potremmo mai incontrarci, neanche in un'altra vita. Gli allungo l'accendino e insieme anche il mazzo di chiavi della macchina con il pulsante dell'antifurto che eventualmente sarebbe un nascondiglio migliore e più capiente. Ma lui prende solo l'accendino, gli punta addosso il faretto e lo scruta da tutti i lati. Anche questo trovo eccessivo.
"Volete trovarla proprio questa droga", gli dico. "A tutti i costi?!"
E lui -"Che lavoro fa lei?"- mi chiede severo
"Il xxxx
"Io per caso vengo a insegnarle come fare il suo mestiere?" mi fa "Lei allora ci lasci fare il nostro"
Non capisco cosa c'entri. Rimango un pò perplesso, zittito. L'ho già detto che non è molto elastico. 
"Era solo una battutaera per sdrammatizzare" dico, rifuggiandomi verso il carabiniere che mi si addice meglio.
Non lo vedo al buio , ma sono sicuro che sta sorridendo, nel suo modo pacato, discreto. Mi fido di lui. Comunque vada questa faccenda.
Hanno scrutato l'abitacolo della macchina per benino, hanno guardato in tutte le fessure e in ogni angoletto. Li vedo aggeggiare in due col sedile posteriore, mi chiedono se si abbassa.
"non lo so" rispondo "non l'ho mai fatto". Gli dò una mano a cercare qualche levetta, a provare a spostarlo, ma non ci riusciamo. Non si abbassa. Dietro c'è il sebatoio del gas.
Passano al cofano, lo alzano. "Accidenti che motore!" esclama il mio amico. L'avevo già capito che la mia auto gli piaceva, da quando c'era salito su. E' un "vintage" come si dice. I ragazzi sorridono quando la vedono, perchè non concepiscono ciò che non è nuovo, alla moda. Ho trovato invece molti estimatori di questa berlina-carrozzone. Il carabiniere cerca l'assicella che reggere il cofano. "Si regge da sè" gli dico .
Passa il faretto su tutto il vano motore. Scruta. Apre il serbatoio dell'antigelo, ci guarda dentro.
Non hanno trovato nulla, neanche il filtro di una canna. Sembrano un pò delusi. Rientriamo dentro. Li vedo più tranquilli, rilassati, ma leggermente delusi. Provo di nuovo a chiedere spiegazioni, ora che è tutto finito.
"E' stato per via della targa" mi fa il mio amico mentre si lava energicamente le mani ad un lavandino. E' entrato in un bagnetto, lasciando la porta aperta. Lo leggo come un segnale di confidenza.
"Non mi verrete a dire che a tutti quelli con la targa X gli riservate questo trattamento?!" gli dico
"Anche peggio" mi fà mentre si asciuga le mani.
Sarà, ma io non ci credo affatto, rimango dell'idea che qualcuno mi ha giocato uno scherzo.
"Non hai detto che in passato hai fatto uso di sostanze stupefacenti? Beh, è stato questo tuo passato a portarti qui stasera"

Questo è un paese dove la droga gira, eccome!, di tutti i tipi, tra tutte le classi sociali, in tutte le età.
Basta andare in un tabacchi qualsiasi per vedere che l'espositore di cartine è molto fornito.
Basta chiedere ad un alimentari qualsiasi quanta carta argentata si consuma tra i giovani (mi hanno detto che ora l'eroina viene consumata fumata su un foglio di stagnola)
Basta farsi un giro in paese, in piazza, tra i vicoli, per farsi un'idea di chi consuma e chi spaccia. Ci sono facce sul mercato della droga che sono lì da anni e continuano ancora a fare il loro "mestiere" indisturbati.
Dunque perchè fermare proprio me? Continuo a chiederlo nella speranza che finalmente si sbottonano.
"Dai al signore tutte le spiegazioni che richiede" dice infine il carabiniere simpatico al brigatiere mentre siano seduti alla scrivania per la compilazione del verbale.
Finalmente!- penso. Mi sistemo meglio sulla sedia per ascoltare tutta la storia. Lo sapevo che c'era tutta una storia dietro.
Il brigatiere esita un pò, poi senza alzare gli occhi dal foglio mi dice:
"Non si preoccupi, signor X. E' stata solo normale amministrazione."
"Se è la verità, a me può andare anche bene come spiegazione!"- rispondo.

La mattina dopo mi sveglio pensando a quello che mi è successo. Più ci penso più mi convinco che mi nascondono qualcosa. Rivivo tutta la storia, dall'inizio. Ripenso a quanto tempo sono stati in macchina in contatto-radio con la centrale. Tutte le volte che sono stato fermato per un controllo, è andato liscio come l'olio. Non è mai risultato nulla che potessero insospettirli. Perchè stavolta si sono comportati come se fossero sicuri che nascondessi qualcosa? Hanno cambiato banca-dati? Hanno aggiornato i database dei cittadini inserendo tutti i particolari della loro vita privata? Sono schedato come consumatore di droghe? Sicuramente è così, per come sono andate le cose. E di certo non rientra nei loro compiti assicurarsi se una persona continua a farne uso o ha smesso. Non ho mai ricevuto questionari a proposito. Forse dovrei fare un'autocertificazione e chiedere la cancellazione di quel "marchio".
Mia moglie mi consiglia di andare in caserma con un avvocato: "A te non lo diranno mai se c'è qualcuno che ti accusa, all'avvocato lo devono dire"
Ma io preferisco risolvere la questione da "uomo a uomo", in modo franco. Odio i sotterfugi, le cose dette e non dette, i retro-pensieri, le forzature, le complicazioni. E poi non voglio irritarli, so quanto le forze dell'ordine sanno essere suscettibili. Vado in caserma. Mi apre un brigatiere (?) che conosco, anche lui mi conosce, è venuto più di una volta a cercarmi per delle comunicazioni. E' gentile e premuroso come sempre.
"Riconosco" finalmente la solita caserma. Ho come la sensazione che la sera precedente sia stata occupata da forze estranee.
Gli racconto tutta la vicenda, gli esprimo le mie perplessità e i miei dubbi, accuso i suoi colleghi di aver esagerato, di aver costruito un castello senza che ci fossero le basi. A meno che...
Gli chiedo in tutta franchezza se c'è qualche accusa a mio carico, anche non ufficiale. "Ho bisogno di tutelarmi, di proteggere me e soprattutto mia figlia. Cosa mi devo aspettare, una perquisizione in casa da un momento all'altro?"
Mi tranquillizza, mi conferma che per loro è normale amministrazione, mi dice che di perquisizioni come quella ne fanno quasi tutti giorni, per via dell'autostrada che è vicina, e poi non mi conoscevano, e poi la targa e così via.
Ipotizza che forse (e ripete e rafforza quel 'forse' come per scusarsi di quello che sta per dire, non vuole offendermi) forse alla radio è risultato che faceva uso di sostanze ecc. ecc.. Annuisco, confesso.  "E' un marchio che mi porterò dietro per sempre!" faccio io. Alza le spalle. "Purtroppo (e sottolinea purtroppo) è così!"
Poi mi fa vedere il verbale che gli ho portato. "Vede qui c'è scritto ispezione, non perquisizione. Se ci fossero state motivazioni più serie avrebbero chiesto l'autorizzazione per una perquisizione e si sarebbero rivolti a noi". "Ma dove eravate voi?" mi chiedo.
"Non ha niente di cui preoccuparsi. Può andare via tranquillo"
 

ps
se un'esperienza come questa mi fosse capitata anni addietro, mi avrebbe turbato e innervosito. Avrei assunto un atteggiamento più ottuso con i carabinieri, avrei ironizzato, rischiando anche di stuzzicarli e peggiorare la mia posizione. Non avrei rinunciato a "dire la mia". Avrei vissuto il tutto come un attacco alla privacy, alla libertà dell'individuo e avrei preso a fare discorsi politico-filosofici.
Non ora. E' il segno della congiunzione che sto vivendo. La mia vita attuale è talmente priva di soddisfazioni, anche piccole, così monotona e vuota che anche una storia come quella dell'altra sera è manna caduta dal cielo, per me.  
Ho un tale bisogno di contatto umano, fisico soprattutto, che credo di essermi invaghito di chi ha visto il mio pisello, l'altra sera.
Sta di fatto che da quel giorno mi sento meglio, più vitale.
Misteri della psiche umana.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ti comprendo benissimo e ti racconto un episodio che non ho mai raccontato a nessuno, neppure a mia moglie. Premetto che sono etero al 100 per cento e tale resterò. Alla visita militare di leva mi sono trovato completamente nudo davanti a un giovane ufficiale medico, sicuramente non gay. Per me fu la prima visita completa ai genitali.Il medico fu molto accurato: la visita me la ricordo come eterna. Mi palpa i testicoli, esamina il pene, lo fa ruotare, mi fa scoprire il glande e lo guarda attentamente. Devo ancora capire perchè, ma per me fu un momento di rara intensità.
Gli altri maschi erano in genere imbarazzati, io no: esibii con orgoglio la mia virilità, dato che la visita avveniva davanti a tutti. Misteri della psiche...