domenica 20 dicembre 2009

Leggende metropolitane: Giacomo Leopardi


Giacomo Leopardi era un gran pezzo di figo.
Alto, snello, proporzionato... un vero modello di Fidia.
A Pisa, si tuffava nelle acque dell'Arno
e raggiungeva il Tirreno a nuoto;
poi tornava a piedi gocciolante,
mentre frotte di ragazze uscivano dalle botteghe e sui balconi
per ammirare la sua tartaruga abbronzata, arrossendo di piacere e stupore.
A Napoli, tutti i giorni, fosse estate o inverno, usciva di casa all'alba,
in pantaloncini e torso nudo,
e saliva di corsa fin sulla cima del Vesuvio;
s'affacciava, incurante, sulla bocca del vulcano
e declamava ad alta voce i suoi versi più belli, dedicandoli all'Eco e all'Italia.
Al ritorno, raccoglieva rametti di ginestra e lavanda,
che organizzava in mazzetti profumati
per donarli alle sue fans:
ai tavolini di piazza Bellini, mentre gustava il suo gelato al pistacchio,
era tutto un via vai di belle giovinette, tra il timido e l'ammiccante,
in cerca di un autografo e di un sorriso.

A me Leopardi è sempre piaciuto.

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