mercoledì 12 agosto 2009

In memoria di un cacciatore preistorico

Oggi leggevo un libro sul tema della morte, lettura perfetta per questo periodo ferragostano in cui tutti gli affari della vita sono come sospesi a mezz'aria,
e a un certo punto si parlava di quel tizio di 5000 anni fa che è stato ritrovato mummificato tra le nevi perenni delle alpi italoaustriache nei primi anni 90.
A me questa storia di questo impavido cacciatore solitario che se ne andava pei monti con arco faretra e frecce in spalla e alla cintura una collana di pezzettini di fungo arboreo che, dice, gli serviva per accendere il fuoco e curarsi le ferite, questo rambo preistorico che a un certo punto, non si capisce perchè e da chi, viene colpito da una freccia che gli trapassa la scapola e non può più usare l'arco per difendersi perchè il braccio sinistro gli si paralizza, e allora comincia a correre sempre più in alto sul monte per dominare meglio la situazione mentre tutt'intorno a lui piovono frecce che a me m'è venuta subito a mente la nuvola di dardi nel film La tigre e il dragone*, e poi arriva fino al punto dove le nevi non si sciolgono più e finalmente al sicuro si riposa, estrae la freccia e scopre con disappunto che la punta di selce è rimasta nella schiena e la borsa di pronto soccorso preistorico che porta con sè a questo punto non gli può più servire e non è una cosa bella avere una punta di selce tagliente come un bisturi conficcata dietro la scapola con tutte le infezioni che andavano in giro, e lui solo in mezzo ai ghiacci freddi e comincia anche a fare buio, no non se l'è vista per niente bella il nostro rambo e poi le forze gli sono venute meno e si è alzata una tormenta di neve di quelle che te le raccomando che l'ha sommerso completamente e ha preservato il suo corpo dalla putrefazione;
questa storia di questo nostro antenato che per oltre 5000 anni è rimasto sotto i ghiacci, con la sua faretra e le sue fecce, con la punta di selce ficcata nella schiena, con il suo pronto soccorso preistorico e la collana di funghi che gli servivano per accendere il fuoco e per curarsi le ferite ma che in quell'occasione evidentemente non gli sono serviti proprio per niente, e intanto fuori di lì il mondo andava avanti e l'uomo progrediva e nasceva l'impero romano e Giulio Cesare e poi Gesù e Carlo Magno e la Signoria di Firenze e Michelangelo e Leonardo e la rivoluzione francese e Napoleone e via di seguito compagnia bella e un giorno a un certo punto il corpo riaffiora dai ghiacci e un gruppetto di scalatori escurzionisti, che nel frattempo era nato anche l'escurzionismo alpestre, un gruppetto che passava di là lo vede e avvisa chi di dovere e il cacciatore preistorico diventa subito famoso, tutti lo vogliono vedere tutti lo vogliono studiare e si scopre così che era un giovane cacciatore con arco faretra e cassetta del pronto soccorso, che era stato colpito da una freccia, che aveva bestemmiato nella sua lingua preistorica quando si è accorto che la punta era rimasta dentro e infine era morto in mezzo alla neve e questa neve lo aveva poi preservato... beh a me tutta questa storia mi ha, come dire... impressionato veramente tanto e mi è nata una sincera simpatia per questo sfigato rambo solitario montanaro preistorico previdente affungato e coraggioso che se prendo quello che gli ha tirato la freccia giuro che lo sgozzo con le mie mani

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*si tratta invece di La foresta dei pugnali volanti, lo dice il titolo stesso!

3 commenti:

Gian Maria Turi ha detto...

Ciao myheart, ti ho conferito un premiuzzo bloggheristico: http://homo-sapiens-opinans.blogspot.com/2009/09/honest-scrap.html
:-)

myheart ha detto...

grazie, Gian Maria, del pensiero,
arriva nel momento più opportuno.

Gian Maria ha detto...

sono contento! la tempistica, anche se involontaria, è sempre importante :)