martedì 23 febbraio 2010

...essere, non essere...

Quando mia moglie parla degli uomini (dei loro difetti, pregi, caratteristiche, pecurialità...), ho come la sensazione che mi escluda dalla categoria.
Come se non fossi anch'io un uomo.
Ogni volta che prende l'argomento mi pare che voglia sottolineare (nel bene e nel male) che comunque non sta parlando anche di me.
E mi prende uno stordimento triste, chè io ho già una congenita difficoltà a catalogarmi, a inserirmi in una specificità, a sentirmi non dico parte ma anche solo elemento di un insieme,
e lei in questo modo non fa che aumentare il mio disorientamento e cancellare i pochi cerchi che mi comprendono.
Non so come mi vede (dovrei chiederglielo?): bambino, donna, gay, ermafrodita, eunuco, animale, insetto, sasso, tavolo, soprammobile, dio. Non so!
Ho pensato qualche volta che poteva essere una costante di tutte le donne quella di dibattere dell'universo maschile come se il proprio uomo non ne facesse parte, ma poi ho scoperto che non solo ce lo inseriscono eccome, ma son pure ben felici e complici di farlo.
In fine non è da escludere che il problema non sia mia moglie ma che io, proprio io sia così amorfo, vacuo o inconsistente da ispirarle questa esclusione.

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