venerdì 6 novembre 2009

thirteen's ocean

Mia figlia sta crescendo, giorno per giorno
E la sto perdendo, giorno dopo giorno.
La sento sempre più lontana, più distante.
Comincia ad andare per la sua strada,
o per la strada degli altri,
delle sue amiche, dei suoi amori, della moda, delle convenzioni, della società.
La vedo anche sempre di meno,
assente per scuola, amiche, amori, gite, compleanni, passeggiate....
E quando la vedo è assente per facebook, blog, fotoritocco, email, chat, messangers, telefonate, sms, sms, sms...
E' finito il tempo in cui mi abbracciava, voleva stare sulle ginocchia o veniva a dormire con me.
E' finito il tempo in cui mi chiedeva di farle da partner in balletti fantasiosi (per lei mi sono dovuto improvvisare ballerino classico e al mare nuotatore sincronizzato)
Tutto ciò è normale che finisse, prima o poi.
Quando era piccola c'era una complicità naturale tra noi due, o almeno così a me sembrava.
Ci si intendeva anche quando era un esserino senza parola. Ho il ricordo di diversi momenti di intensa comprensione.
Ci guardavamo negli occhi e tutto era chiaro l'uno dell'altra.
Due libri aperti di fronte agli occhi dell'altro.
Sono sensazioni, cioè qualcosa che si sente nel profondo dell'anima.
Ci siamo divertiti molto noi due.
Come sempre mi succede con le persone che amo, ci siamo fatti della grandi risate.
Eravamo in piazza Duomo a Firenze, una volta, lei di pochi mesi.
La tenevo nel marsupio, con il viso rivolto verso il mondo. Le facevo vedere le bellezze di Firenze e a lei piaceva osservare,
ha sempre avuto lo sguado vivace sin dal primo giorno.
Ci mettevamo di fronte al David e al Perseo di Piazza della Signoria,
passeggiavamo tra il Ratto delle Sabine e l'Ercole e il centauro, per darle l'imprinting del Bello,
o le facevo piegare la testolina verso il campanile di Giotto e la cupola del Brunelleschi
per ubriacarla di arte.
Eravamo in piazza Duomo una volta e scorgemmo da lontano il nostro autobus che partiva.
Cominciai a correre e a far segno all'autista mentre lei sballottava su e giù nel marsupio divertita.
L'autista ci fece salire gentilmente, e una volta su, io e lei ci guardammo negli occhi e cominciammo a ridere, in contemporanea, a ridere di cuore.
Rideva come una adulta e contagiò tutto l'autobus.
Quest'episodio semplice semplice mi torna spesso alla mente. Con nostalgia.
Ora quella complicità profonda e istintiva di una volta con c'è più, è sfumata, dissolta, andata.
Ora è sempre più distante, la sto perdendo, se ne va per la sua strada o per quella degli altri.
L'esterno, il mondo, la società hanno una grande attrattiva a quell'età.
Un genitore non può farci niente,
Forse lei sente che tra il fuori e suo padre non c'è molta intesa, persino dissidio talvolta.
Ma deve conoscere e và.
A volte penso di aver fallito anche in questo campo, come padre.
A volte penso che poi tanto tornerà tra qualche anno e ci faremo di nuovo delle grandi risate.

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