sabato 27 febbraio 2010

disuguaglianze

ma porca puttana troia di una maiala! ma perchè cazzo i momenti di ottimismo e buon umore devono durare sempre così poco?!
che a uno in quei momenti gli piglia la fregola di fare mille cose e rivoltare anche il mondo,
ma che cazzo puoi fare in due secondi che non fai neanche in tempo a dire "a"?

Se fossi iscritto a feisbuk lancerei la campagna per l'aumento dei momenti di ottimismo chè questo enorme dislivello tra il tempo concesso al buon umore e quello che si piglia la depressione mi ha bell'e rotto i coglioni!
(poi, ma solo poi, lancerei anche la campagna per l'aumento del pene, chè c'è un'altra ingiustizia, porca troia, che non mi va giù per niente)

Di troppo vuoto pieno (si può anche morire)

Sono come la materia oscura che riempie l'universo.
Una massa informe che devia la luce
ma nessuno vede.
E forse neanche esiste.

(Anch'io, se non fosse per la mia ombra, avrei dei dubbi sulla mia esistenza)


martedì 23 febbraio 2010

...essere, non essere...

Quando mia moglie parla degli uomini (dei loro difetti, pregi, caratteristiche, pecurialità...), ho come la sensazione che mi escluda dalla categoria.
Come se non fossi anch'io un uomo.
Ogni volta che prende l'argomento mi pare che voglia sottolineare (nel bene e nel male) che comunque non sta parlando anche di me.
E mi prende uno stordimento triste, chè io ho già una congenita difficoltà a catalogarmi, a inserirmi in una specificità, a sentirmi non dico parte ma anche solo elemento di un insieme,
e lei in questo modo non fa che aumentare il mio disorientamento e cancellare i pochi cerchi che mi comprendono.
Non so come mi vede (dovrei chiederglielo?): bambino, donna, gay, ermafrodita, eunuco, animale, insetto, sasso, tavolo, soprammobile, dio. Non so!
Ho pensato qualche volta che poteva essere una costante di tutte le donne quella di dibattere dell'universo maschile come se il proprio uomo non ne facesse parte, ma poi ho scoperto che non solo ce lo inseriscono eccome, ma son pure ben felici e complici di farlo.
In fine non è da escludere che il problema non sia mia moglie ma che io, proprio io sia così amorfo, vacuo o inconsistente da ispirarle questa esclusione.

domenica 21 febbraio 2010

21 febbraio

Il 21 febbraio di 46 anni fa, mia madre in questo stesso momento, era in un letto d'ospedale, finalmente riposata dopo un parto difficile e doloroso.
Pesavo 5 chili, con un testone così grosso che dovettero usare il forcipe per tirarmi fuori.

Non l'avevo mai fatto finora. Dev'essere un segnale di vecchiaia: poco fa ho chiuso gli occhi e mi sono immaginato neonato nelle braccia di mia madre, caldo e protetto, le labbra gonfie e rosse di salute sul seno candido e gonfio di latte buono, la mano di lei sui miei capelli fini e il suo sguardo tutto per me.
Peccato che non conserviamo nessun ricordo di quei primi istanti della nostra vita.

Mentre nascevo, a mezzogiorno in punto, fuori scoppiava un temporale: lampi tuoni e tanta acqua come raramente se ne vede cadere da quelle parti.
Sarà per questo che da sempre la pioggia mi sollecita sensazioni magiche, di pace e intimità.

Il 21 febbraio di 46 anni fa mio padre non stava nella pelle per la felicità: dopo due femmine (che adorava), finalmente era nato il maschio che aspettava!
Non so, ma sono convinto che mi avrà baciato il pistolino per la contentezza e avrà mostrato a tutti che paia di testicoli aveva il suo ultimo nato.
Comprensibile: era un contadino; un uomo forte e possente nel fiore degli anni, abbronzato anche in pieno inverno e dolce e affettuoso come pochi.
La maggior parte degli uomini di quella fascia sociale, in quegli anni, erano burberi, severi, imbarbariti dal lavoro e dalle difficoltà e spesso immotivatamente violenti con mogli e figli.
Non lui: mia madre mi raccontava di un padre amorevole, che si metteva a giocare coi figli appena tornato dal lavoro nei campi, focoso e allo stesso tempo tenero con la moglie, sessualmente attento e altruista.

Credo che il 21 febbraio di 46 anni fa la mia famiglia (mia madre, mio padre e le mie sorelline) viveva la sua giornata più bella, grazie a me (forse almeno di questo dovrei essere orgoglioso di me stesso, sebbene abbia contribuito solo involontariamente a questa felicità, il grosso l'avevano fatto i miei genitori in una odorosa notte del maggio precedente)

Lo stato di grazia durò due anni; poi un bel giorno, improvvisamente, mio padre morì, lasciando mia madre praticamente nella merda.

Da ragazzino, davanti alle mie prime serie difficoltà di relazione, alle prime sensazioni di incompletezza e di inadeguatezza a questa vita, ricordo che più volte io, arrabbiato, gliene ho fatto una colpa, a mio padre, di quella sua morte prematura.

venerdì 19 febbraio 2010

fuori e dentro, tale e quale

Fuori c'è un'aria strana, da fine del mondo.
Anche dentro c'è un'aria strana, da fine del mondo.

Essi vivono (e pure io)

Quando tratto coi politici, improvvisamente, sotto ai miei occhi il loro corpo comincia a modificarsi, come le donne di Al Pacino nel film L'avvocato del diavolo. Spuntano code, crescono i denti, si sollevano squame, occhi rosso sangue e lingue biforcute. La stessa cosa succede ai direttori di banca, ai responsabili di enti, aziende, a chiunque ha una posizione di "potere". Ad un certo punto smettono di parlare e sibilano; non camminano, strisciano. Notate come muovono velocemente la lingua sulle labbra rinsecchite!
Il Potere è del Serpente.
Anche la Ricchezza è del Serpente.
Il nostro mondo è sotto la protezione del Serpente.
Io invece sono del Drago (che poi sarebbe un serpente con le ali).
;-)

venerdì 12 febbraio 2010

Paesaggio triste

L'Italia è sotto la morsa di un incantesimo malefico.

Gli Italiani sono stati drogati a dovere.
Qualcuno si lamenta, qualche altro rigetta la droga,
qualcuno la neutralizza, altri l'accettano di mal grado,
ma in genere i più sono felici del loro stato di drogati cronici.
Hanno così scambiato per sogno un incubo.
E non discernono più.

Gli Italiani non riescono più a fare 2+2,
non sanno guardare e capire la realtà che li circonda.
Sono confusi, imbambolati,
non riescono più a ragionare.
Parlano con frasi fatte, luogocomuni,
ripetono quello che sentono in tv da veline diventate di colpo giornaliste,
da checche in calore trasformate in opinionisti,
da tronisti che sentenziano di geopolitica.

Generalmente evito di uscire di casa, ma qualche volta non posso farne a meno.
Come ieri: dopo cinque minuti ero già a rimpiangere la solitudine e il silenzio del mio studio.
"Neanche un mese in Inghilterra e mio figlio già sogna in inglese"
"Voglio diventare la protagonista della sua vita"
Ma andate a fare in culo!

Quando parlo con la gente non so più chi ho di fronte:
un pupazzo, una vignetta, un ologramma, un robot, un mezzobusto, un pattern, una bambola gonfiabile, un clone della De Filippi, un bovino, una mammella...
boh!

Noi italiani siamo avanti anni-luce:
non è neanche necessario l'impianto un chip sottocutaneo
per essere manovrati e controllati;
basta una strizzatina, due tette, un gratta e vinci
e l'illusione che tutti, volendo, possiamo diventare come il nostro Primo Mito:
Silvio Berlusconi.

Una volta riuscivo a vedere l'aura degli uomini;
ora vedo i loro pixel.

giovedì 11 febbraio 2010

E voi in che lingua sognate?


Stralcio di discorso tra due signore amiche ascoltato oggi allo sportello della banca:

"Pensa: non è neanche un mese che mio figlio è in Inghilterra e già sogna in inglese. Sogna in inglese!"

martedì 9 febbraio 2010

Senza storia


In un mondo saturato da immagini,
non c'è una foto che mi testimoni adulto:
in pratica, non esisto dall'epoca della mia infanzia.

Sulla mia tomba metteranno il ritratto di un bambino,
con grembiule e fiocchetto,
che ha già intuito tutto il percorso a venire
ed abbozza un sorriso triste.

Allora almeno ero bello assai.

lunedì 8 febbraio 2010

Reminescenze


L'uomo a una dimensione:
la bassezza